È da una storia ricca di miti e tradizioni antiche che nascono i vini reggini, figli di una terra straordinaria che dal suo passato trae la forza per stare nel presente e guardare al futuro. In questo territorio si trovano ancora vecchie cantine che recano i segni del tempo, ancora ricolme di attrezzi per fare il vino logorati dall’uso, ma proprio per questo ricchi di fascino. Antichi palmenti scavati nella roccia, che testimoniano lo sforzo di civiltà remote che non hanno mai rinunciato al piacere del vino. Arditi terrazzamenti che sembrano voler scalare le colline, che sono costati fatica di braccia e ingegno di menti consacrate a sfruttare ogni metro quadro di terreno coltivabile a vite. Sono queste le tracce millenarie che ancora oggi sono ben impresse nelle Terre di Reggio Calabria e certificano come la produzione del vino in questi luoghi non abbia età. E allo stesso tempo rappresentano un ponte ideale verso il futuro, in cui il vino può continuare a essere una risorsa economica e culturale di notevole importanza.
Un lembo di terra che si estende dalle alture dell’Aspromonte fino al mare e interessa gran parte delle coste mediterranee che abbracciano l’estrema punta dello stivale, sia quelle che si affacciano sul mar Tirreno sia quelle che sono lambite dal mar Ionio, passando per lo Stretto di Messina: sono queste le Terre di Reggio Calabria.
Caratterizzate dal rapido mutare del paesaggio, del clima e dell’altitudine, in pochi minuti si può passare dalle coste, a volte sabbiose e a volte frastagliate, fino alle pendici dell’Aspromonte o sulle sue vette più alte che, come terrazze naturali, permettono di regalare allo sguardo la vista di panorami mozzafiato.
È un territorio che ben si presta alla coltivazione della vite, sia nei suoi tratti pianeggianti a ridosso del mare sia sulle pendici collinari che si fermano rispettosamente un po’ prima dello specchio azzurro del Mediterraneo. Seppure molto spesso questa coltivazione avvenga su strisce di terreno conquistate alla natura, ottenute con arditi terrazzamenti contenuti da muretti tirati su con pietre a secco e fatica di braccia. Qualcuno le chiama “coltivazioni eroiche” e forse lo sono per davvero, perché il lavoro aumenta in modo proporzionale all’asprezza di un territorio che però sa contraccambiare con una qualità sublime delle sue uve. Una qualità che si ritrova tutta nei vini che sono prodotti in questa zona e che sono tutelati dal Consorzio.
Gli areali di produzione i cui vini sono tutelati dal Consorzio “Terre di Reggio Calabria”: Costa Viola, Pellaro, Palizzi e Locride, sono di seguito presi in esame a partire da nord verso sud e da ovest verso est, e sommariamente descritti nelle rispettive caratteristiche.
Costa Viola
I territori dei comuni di Bagnara Calabra, Palmi, Scilla e Seminara fanno parte di questo areale di produzione. È un tratto costiero che si affaccia sul mar Ionio ed è situato nella parte più meridionale della costa ionica calabrese, spingendosi fino alle porte dello Stretto di Messina. Deve il proprio nome al colore violaceo che assume l’acqua del mare soprattutto in prossimità del tramonto. In queste acque navigò letterariamente l’Ulisse di Omero prima di passare indenne tra le due sponde presidiate dai mostri Scilla, sulla costa calabra, e Cariddi, su quella siciliana. La coltivazione della vite assume in questo territorio una notevole importanza e il paesaggio è caratterizzato dai numerosi terrazzamenti, i terrapieni sostenuti dai tipici muretti di pietra a secco dove appunto si coltivano le uve destinate a diventare vino.
Pellaro
Tutto il territorio del comune di Motta San Giovanni e un pezzo di territorio del comune di Reggio Calabria (frazioni di Bocale, Lume di Pellaro, Macellari, Occhio di Pellaro, Oliveto, Paterriti, Pellaro, San Filippo e Valanidi) fanno parte di questo areale di produzione. È un territorio che si affaccia sullo Stretto di Messina, con il promontorio di Punta Pellaro come propaggine più avanzata, ma si estende anche verso l’interno fino alle pendici più meridionali dell’Aspromonte. Nell’arco di pochi chilometri, si può passare dal livello del mare fino a un’altitudine di oltre 500 metri. In questi luoghi, grazie al binomio suolo e clima, si sono create le condizioni ambientali più favorevoli per una produzione vitivinicola di qualità.
Palizzi
I territori dei comuni di Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Palizzi e Staiti fanno parte di questo areale di produzione. È un territorio che si trova all’estremo lembo meridionale della provincia di Reggio Calabria, ben rappresentato dal Capo Spartivento. Qui, dalla zona costiera del basso Ionio posta tra l’Area Grecanica, dove persistono le tradizioni greco-antiche in terra calabrese, e la Riviera dei Gelsomini, si estende verso l’interno, fino alle estreme propaggini dell’Aspromonte. Ritenuta un’area di eccellenza per la produzione vinicola, i suoi vigneti sono coltivati prevalentemente in collina, a un’altitudine di circa 250 metri sul livello del mare, e nei pochi tratti di piano e di valle presenti in questo territorio aspro ma allo stesso tempo adatto alla coltivazione delle uve da vino.
Locride
I territori dei comuni di Agnana, Ardore, Bianco, Bovalino, Bruzzano, Camini, Canolo, Caraffa del Bianco, Casignana, Caulonia, Ferruzzano, Gerace, Gioiosa Jonica, Grotteria, Locri, Mammola, Marina di Gioiosa Jonica, Monasterace, Placanica, Riace, Roccella Jonica, Sant’Agata del Bianco, Sant’Ilario, Siderno e Stignano fanno parte di questo areale di produzione. L’area della Locride si estende dalla costa del medio Ionio, la cosiddetta Riviera dei Gelsomini dal nome del fiore che in passato veniva utilizzato per ricavarne essenze per profumi, sino al massiccio dell’Aspromonte. È una zona che include ambienti molto diversi tra loro, dal rivierasco al collinare al montano, ma sempre adeguatamente ventilati e luminosi. La produzione del vino interessa sia le aree costiere pianeggianti, in prossimità del mare, sia le aree interne collinari, dove sono presenti piccoli terrazzamenti che sfruttano i profili irregolari delle colline. La pianta della vite era già presente in questa zona in epoche remotissime ed è probabile che i colonizzatori della Magna Grecia, fondatori delle antiche città di Kaulon e Locri, portarono con sé i preziosi vitigni della loro terra d’origine per piantarli in questo luogo così favorevole alla loro coltivazione. Ma ancora oggi, la viticoltura continua a rivestire un ruolo fondamentale per l’economia di quest’area, che dispone di un patrimonio di vitigni locali e tradizionali dai quali si producono vini di elevata qualità.